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In tempi di rapporti sempre più smaterializzati e perciò schiavi della virtualità, il corpo continua ad avere una sua peculiarità estetica che travalica tale congiuntura. In tale senso la fotografia, in tutte le sue declinazioni d’immagine contemporanee, è certamente una delle arti regine.



Si può dire che il corpo, nell’attualità, trova nuovi modelli identitari da rivestire che appaiono sempre più instabili. La fotografia accompagna questi mutamenti non solo visivi. Oggi la fisicità dell’umano è primariamente la sua rappresentazione. Ogni autore investigato in tale testo ha da dire la sua su tale congiuntura. Il libro è diviso in tematiche. Si parte con “ Fisico “, dove certamente Elinor Carucci ci fa notare come la società cerchi di scollegarci da tale dimensione corporea, mentre Eamonn Doyle certifica come la vecchiaia in tempi di giovanilismo imperante sia un’età da evitare anche visivamente. Si passa quindi ad “ Alter ego “, dove si afferma che l’autoritratto attuale più in


voga è quello definito dal selfie. Il nudo di coppia è investigato da Alec Soth, invece una notevole intenzionalità dei referenti si trova nelle opere di Deana Lawson. “ Costruzioni “ è la terza parte. Qui si situa la coscienza attuale del proprio essere e apparire ( in forma ). Con ironia paiono aggredire tale concetto Sarah Maple e Yurie Nagashima. Bettina Rheims e Luis Arturo Aguirre invece analizzano la transessualità. Erwin Olaf testimonia un culto del fisico fino alla tarda età. Si passa quindi a “ Mutazioni “, evidenza molto rilevante nell’attualità. La disumanizzazione del corpo è una realtà e gli artisti non possono che confrontarsi con ciò. Asger Carlsen gioca tra arcaico e oltreumano, dove invece Aziz + Cucher offrono una visione disturbante dell'attuale deriva fisica dell'essere umano. Nel libro si passa poi al saggio di David Sander “ Mente e corpo “. Qui si situano le differenti metodologie di studio della relazione tra corpo e cervello, anche in senso emotivo. Questa congiuntura non può che relazionarsi anche con le ricerche artistiche contemporanee. “ Celebrazione “ indaga le manifestazioni fotografiche in cui viene veicolata la ( presunta ) magnificenza del corpo. La situazione è ben più complessa. Ora il culto dei corpi perfetti pare essere superata, si guarda più alle diversità o specificità. Le ricerche di Dana Lixenburg o quelle di Jocelyn Lee rappresentano al meglio tale fenomeno estetico. Nella parte del libro di “ Carne “ si rileva il lavoro di Francesca Catastini sulle lievi differenze della mano di una serie di persone, mentre rivela pian piano un sentore corporeo molto rarefatto il lavoro di Seba Kurtis. Si chiude con il vero motore che fa andare avanti il genere umano, l' “ Amore “. Qui, dove i corpi ormai si sono esisbiti in ogni dove, si possono trovare percorsi peculiari. Il porno viene investigato da Édouard Levé e Thomas Ruff. Lina Scheynius mostra il piacere della sessualità femminile. SMITH e Jacob Aue Sobol esibiscono la vicinanza corporea nell'amore. Il legame familiare è invece al centro del lavoro da una vita di Alessandra Sanguinetti.

Tante ricerche vengono investigate in tale libro. In congiunture di gigantesco profluvio d'immagini, la fotografia, rispetto al corpo, ha ancora tanto da raccontarci.

- Stefano Taddei


Nathalie Herschdorfer


Il corpo nella fotografia contemporanea,


Einaudi, pp. 432


































Con la crisi economica i settori pubblici hanno veicolato molte risorse sul sociale discriminando il culturale. Ciò è segno evidente della miopia di una serie di classi dirigenti che non hanno capito come i due ambiti possano ampiamente intersecarsi.

Le istituzioni museali, con scelte deliberate di bilancio, millantato sempre carenze di fondi. Basta poi una cernita di come sono stati utilizzati i soldi pubblici e l’arcano è svelato. La politica, come l’informazione, è disinteressata alla cultura, un settore dove i soliti fanno il bello e il cattivo tempo. Il cittadino poi conferma continuamente la fiducia a questi rappresentanti e diviene complicato proporre arte nell’attualità. C'è però il privato. Sovente, dato che si occupa di tutte le spese, trova viatici privilegiati per proporsi e nobilitarsi esponendo le proprie raccolte d'arte in istituzioni statali. Non sempre, per fortuna, è così. L’indagine vuole proporre una panoramica dei musei privati e del collezionismo che vi si sottintende. Da qui si evince l’eterogeneità della proposta culturale che ha portato anche alla possibilità di fruizione al grande pubblico. Essendo un settore ben specifico, risponde a regole peculiari ma pure con anche storie particolari, come quella di Eli Broad riguardo la donazione della propria collezione al LACMA di Los Angeles. L'istituzione non poté garantire l'esposizione permanente e allora il collezionista si costruì The Broad, un museo privato. Il gusto personale e le relazioni con gli artisti paiono il fulcro di buona parte della passione che muove tale ambito. Non si può però dimenticare l'idea dell'investimento. Ci sono poi musei che sono diventati iconici per le strutture, vedi la Fondazione Louis Vuitton. Nel testo si discorre anche dei lasciti, definendo i vari modelli gestionali possibili. Banche, aziende o navi da crociera hanno creato importanti collezioni e, ad esempio, Bank of America presta la propria a varie istituzioni. Non mancano nel testo importanti considerazioni fiscali e di diritto, senza dimenticare interviste ai fautori di tali raccolte e una panoramica sui maggiori musei privati nel mondo.


- Stefano Taddei

Alessia Zorloni ( a cura di )

Musei privati

Egea, pp. 319

La vulgata moralizzatrice e dominante del Secondo Dopoguerra ha sostenuto l’idea che durante il fascismo non esistesse alcun dibattito culturale.



Nel marasma contemporaneo, pur con difficoltà, tale muro sta mostrando grandi crepe. Questo libro, attraverso la disamina articolata di alcune personalità, restituisce la complessità del rapporto tra arte e fascismo, anche in funzione del periodo successivo. Il primo autore indagato è Edoardo Persico, molto interessato all'architettura ma, soprattutto, sulla scorta degli insegnamenti di Maritain, grande propugnatore di un’arte sacra pienamente inserita nel dibattito italiano ed europeo. In Giuseppe Bottai, dai primi interessi desunti dal Futurismo fino al suo essere uno degli uomini più rilevanti del fascismo, la cultura si lega alla politica, al corporativismo e alla costruzione di un uomo che guarda al passato latino ma che sa esemplificare la sua azione anche nel mondo moderno. In fondo egli rivendica l'auspicio che il futuro stato sia governato e guidato da un gruppo di artisti che lo sappiano accompagnare verso l’avvenire. Seppur destinato a fallire, questo presupposto avrà rivolgimenti anche oltre gli anni Trenta. Negli anni Cinquanta ci fu in Italia una contrapposizione tra una forma italiana e un diverso modo d'intendere l'arte da parte degli americani. In questo dibattito s'inseriscono Cesare Brandi o Aberto Burri. La rivista Primato, negli anni Quaranta, sosteneva questa battaglia contro certe idee provenienti dall'estero. Tra Cinquanta e Sessanta, ad esempio, un autore come Michelangelo Pistoletto sarà tormentato tra italianità e internazionalità. Ma non sarà il solo. Altre idee provenivano anche dalla Carta del Carnaro ( 1920 ) dove l'arte, anche la più umile, era legata al lavoro. Renzo De Felice ha certamente aiutato a trovare corrispondenze tra le due metà del Novecento in Italia. In questo libro sono tante le questioni che legano due parti della storia culturale nazionale che continuano a sembrare molto diverse. Tale saggio testimonia un maturo transito d'idee tra questi periodi ed in cui, quindi, non sono apparse solo cesure nette.


- Stefano Taddei


Michele Dantini

Arte e politica in Italia Tra fascismo e Repubblica

Donzelli Editore, pp. 154

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