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Se è vero che, come io credo, che l’arte contemporanea rispecchia la nostra identità e allo stesso tempo è fondamentale per immaginare il nostro futuro culturale, sociale ed economico, la decima edizione del Premio Combat, un traguardo che ci eravamo posti sin dalla prima edizione, oggi ci colloca come testimoni del decennio trascorso, caratterizzato da grandi trasformazioni sociali e culturali che hanno determinato quel cambiamento di prospettiva grazie al quale si produce, si analizza e si commercializza l’arte più recente.



Catalogo Premio Combat Prize 2019 - Casa Editrice Sillabe
Catalogo Premio Combat Prize 2019 - Casa Editrice Sillabe

Per celebrare la decima edizione, abbiamo affrontato questa nuova sfida mettendo in scena un’esposizione del miglior livello possibile e affrontando questo impegno con la serietà e l’ambizione che hanno contraddistinto il Premio Combat in tutte le sue edizioni. Una coerenza di percorso che attraverso una continuità del formato, delle intenzioni e delle funzioni è riuscita a posizionare e migliorare la visibilità degli artisti e la loro competitività sul mercato dell’arte, creando una mobilità nel sistema e permettendo così di dar voce a tutte quelle realtà ed esperienze creative che costituiscono la maggior parte della produzione artistica contemporanea, nonché la sua enorme e inesauribile ricchezza. Una coerenza che ha via via imposto il Premio Combat all’attenzione nazionale, divenendo uno dei contest più popolari in Italia, realizzando una importante e riconosciuta occasione di crescita per un artista nelle diverse fasi del proprio percorso.

La raccolta delle voci della contemporaneità e le tendenze della ricerca degli oltre novemila artisti, che nelle dieci edizioni hanno partecipato al premio, rappresentano un buon viatico di lettura di questo ultimo decennio e sicuramente, attraverso le pubblicazioni cartacee e l’archiviazione digitale delle opere, che nel corso degli anni sono state realizzate, saranno sicuramente strumento di analisi di un periodo in cui sono saltati i confini di un territorio abitato da pochi per trasformarsi in un luogo aperto a tutti e in un fenomeno di massa organico alla società e rappresentativo dei suoi velocissimi mutamenti.

Un importante ruolo in questi anni e un grande plauso va in particolare all’Amministrazione Comunale di Livorno e a tutti i partner che hanno sempre sostenuto il progetto, che attraverso i luoghi della cultura cittadini, come il Museo Fattori, gli ex Granai di villa Mimbelli, La Fortezza Vecchia e Nuova, Il Museo di Storia Naturale e la Villa del Presidente, hanno ospitato il contest.

Luoghi della cultura che così hanno fortificato la loro mission, alla cui base deve esserci la formazione, la programmazione e l’apertura a tutte le produzioni artistiche, con particolare cura per quelle che estendono la processualità sul lungo periodo.

Un doveroso ringraziamento va a tutti gli artisti, curatori e collezionisti che hanno partecipato alle precedenti edizioni e ai milleduecentododici artisti provenienti da cinquantatre paesi che hanno caratterizzato questa decima edizione. Molti e diversificati sono stati i loro percorsi, ma tutti contraddistinti e uniti dallo sforzo comune di scrivere il contemporaneo, trovare vie inedite e risposte innovative alla loro ricerca.

Mi auguro che il Premio Combat rappresenti per voi un meraviglioso viaggio di ricerca e una forma di conoscenza individuale.


- Paolo Batoni


Curatore: Paolo Batoni

Formato (cm): 21x21

Anno di pubblicazione: 2019

Pagine: 140 Illustrazioni: a colori

Traduttore: Julia H. Weiss

Lingue: italiano/inglese

Testi: Paolo Batoni, Francesca Baboni, Andrea Bruciati, Stefano Taddei, Paola Tognon, Daniele De Luigi, Lorenzo Balbi, Matteo Bergamini

Prezzo: euro 20,00

E' possibile ordinare il catalogo presso la Casa Editrice Sillabe o inviando la richiesta a: info@premiocombat.it




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Dal 23 luglio al 29 settembre 2019, al primo piano di Palazzo Reale a Milano, apre al pubblico la mostra Nanda Vigo. Light Project, a cura di Marco Meneguzzo.


Promossa dal Comune di Milano | Cultura, Palazzo Reale, in collaborazione con l’Archivio Nanda Vigo e Donatella Volonté, la mostra si inserisce nel percorso con il quale Palazzo Reale, per il quarto anno consecutivo, esplora nella programmazione estiva l’arte contemporanea, approfondendo e valorizzando il lavoro di maestri dell’arte italiana dal secondo dopoguerra ad oggi e il rapporto che hanno avuto con la città di Milano dove hanno vissuto, creato ed elaborato la propria ricerca, come nel caso specifico di Nanda Vigo.


2017, Nanda Vigo, "Global Chronotopic Experience", Spazio San Celso, MIlano, foto Marco Poma
2017, Nanda Vigo, "Global Chronotopic Experience", Spazio San Celso, MIlano, foto Marco Poma

Light Project è infatti la prima retrospettiva antologica dedicata da un’istituzione italiana a questa artista e architetto milanese che ha influenzato la scena artistica italiana ed europea degli ultimi cinquant’anni: attraverso l’esposizione di circa ottanta opere - tra progetti, sculture e installazioni - la mostra racconta l’eccezionale percorso di ricerca di una figura di assoluto rilievo nel panorama europeo, dagli esordi alla fine degli anni Cinquanta sino alle esperienze più attuali.

Protagonista del clima culturale milanese degli anni Sessanta, Nanda Vigo (Milano, 1936) inizia a realizzare i suoi Cronotopi dal 1962, in sintonia con lo spirito di ZERO, gruppo transnazionale di artisti tedeschi, olandesi, francesi, belgi, svizzeri e italiani al quale prese parte.

2013, Nanda Vigo "Lights Forever", Deep Space (cm 210x103,5x33,5), installation view, Galleria Allegra Ravizza, Lugano, foto Emilio Tremolada
2013, Nanda Vigo "Lights Forever", Deep Space (cm 210x103,5x33,5), installation view, Galleria Allegra Ravizza, Lugano, foto Emilio Tremolada

Partecipe delle avanguardie e dei gruppi dei primi anni Sessanta, Nanda Vigo elabora una personale ricerca incentrata sulla luce, la trasparenza, l’immaterialità, che devono costituire l’opera e lo stesso ambiente abitato dall’essere umano, e di cui i “cronotopi” sono la concretizzazione artistica. Uno chassis metallico racchiude vetri industriali, talvolta illuminati da neon, attraverso i quali la luce penetra e si manifesta allo sguardo, metafora della leggerezza, della mutazione, dell’immaterialità spirituale dell’arte e della sua percezione. Presto prendono le forme di veri e propri ambienti (alcuni realizzati in collaborazione con Lucio Fontana) e di specchi inclinati e tagliati in modo da riflettere una impensata visione della realtà, mentre continua il lavoro di progettazione di design e di architettura (famosa la sua collaborazione con Gio Ponti per la Casa sotto la foglia, a Malo, del 1965, e la realizzazione del Museo Remo Brindisi a Lido di Spina del 1967). Gli anni Ottanta sono caratterizzati dall’adesione ai concetti del Postmodernismo, mentre la produzione successiva torna alla seducente algidità del neon, delle luci radianti e diffuse, delle forme semplici e dinamiche.

In mostra saranno esposte opere e progetti che abbracciano l’intero arco di produzione dell’artista: fulcro del percorso espositivo sarà un affascinante ambiente cronotopico, che occuperà l’intera stanza degli specchi. Questo ambiente, in particolare, esprime la quintessenza del modo di intendere l’arte di Nanda Vigo: una situazione esistenziale che consenta di vivere esperienze trascendenti, andando oltre la materialità del quotidiano per riuscire a percepire fisicamente - per quanto possibile - una realtà più alta, una sintonia universale attraverso la contemplazione, la smaterializzazione, la comunione con il “tutto”.

In occasione della mostra sarà pubblicata una monografia sull’opera di Nanda Vigo, a cura di Marco Meneguzzo, edita da Silvana Editoriale, che raccoglierà la più esaustiva antologia critica sull’artista realizzata fino a ora.


2018, Mostra "Skytracks", Trigger of the Space, installation view, Galleria San Fedele Milano, foto Marco Poma
2018, Mostra "Skytracks", Trigger of the Space, installation view, Galleria San Fedele Milano, foto Marco Poma

Nanda Vigo Light Project A cura di: Marco Meneguzzo

Periodo: 23 luglio - 29 settembre 2019

Orari di apertura: lunedì 14.30 - 19.30 - martedì, mercoledì e domenica 9.30 - 19.30

giovedì e sabato 9.30 - 22.30

Dove: Palazzo Reale, piazza del Duomo, 12 MILANO

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Per tanti secoli in Occidente la parte oscura della dimensione umana è stata rappresentata dal demonio. Nella banalizzazione globale contemporanea di tutto quello che ha una storia, anche il diavolo non gode di grande considerazione. Esistono però lodevoli eccezioni.


The Devil Atlante illustrato del lato oscuro. 24 Ore Cultura
The Devil Atlante illustrato del lato oscuro. 24 Ore Cultura

Dare corpo all'invisibile di tale dimensione ha, secondo l'autore, trovato nei secoli differenti interpretazioni. Anche nel Novecento se ne possono esemplificare. Una è certamente la leggenda del bluesman Robert Johnson, di cui si diceva avesse stretto un patto col diavolo e protagonista dell'opera di Jean-Michael Basquiat. Il precipitare dell'angelo ribelle si può ritrovare nelle gocciolature di Lucifer, opera del 1947 di Jackson Pollock. Dagli anni Novanta Tony Oursler si è confrontato con il demonio in varie modalità. Anche il cinema e i videogiochi utilizzano il diavolo in senso di accumolo visivo. Un autore come Ronald Ventura in Shadow Blades (2016) ha ben presente questa influenza. Non mancano poi riferimenti all'arte del passato, come quella di Pieter Paul Rubens da parte di Ruben Pang. Il libro propone una disamina per forza limitata ma che è un viatico rilevante per comprendere come il demonio sia insito in peculiari creatività che attraversano i secoli.


- Stefano Taddei


Demetrio Paparoni

The Devil

Atlante illustrato del lato oscuro

24 Ore Cultura, pp. 381


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