Secondo la maggioranza certamente non silenziosa viviamo in un mondo pieno di bellezza. Che poi il centro nevralgico di questo ( finto ) culto estetico risieda nell’ultima novità tecnologica pare essere una cosa ormai universalmente consolidata. In realtà ormai tutto è una ricerca di bellezza per dare un senso ad un esistere che cerca metafisiche consolatorie che indirizzino una vita che ha il suo senso solo nel non possederlo. Il profitto inoltre cerca continuamente nell'estetica un viatico di appeal per vendere meglio.
Secondo Edgar Morin l'estetica sostiene la parte meno materialistica del vivere. La medesima emozione provata davanti ad un'opera d'arte non è certamente universalizzabile. Tale impressione ci può trasformare, anche dietro una parvenza di magia o mistero. I concetti di bello e brutto si sono poi circonfusi, creando nuove derive del genere. Un nichlismo estetizzante occulta poi l'etica nell'estetica. Ora, anche tra gli addetti ai lavori, un'opera vale solo per quanto è stata venduta. Pure gli artisti che vanno per la maggiore si adeguano a tale modalità. In realtà tutto non ha la possibilità di raggiungere il successo perchè certi intermediari hanno un potere stratosferico. Nonostante questa ricerca generalizzata del profitto esistono sacche di resistenza. In arte, secondo l'autore, ci si eleva ma, allo stesso tempo, ci s'immerge nella più profonda umanità. Questo dualismo, di matrice sciamanica, è presente negli stati creativi. Davanti a certe opere noi proviamo uno " stato poetico " che oltrepassa l'esperienza estetica. Certi autori inoltre hanno lanciato con la loro arte messaggi all'umanità. La fotografia rappresenta un doppio del referente e tale riferimento si ritrova anche in letteratura e poesia.
Il cinema continua a ricrearsi incessantemente, s'interfaccia copiosamente con altre estetiche e si pone certamente come prototipo di arte totale. Anche in tali visioni siamo talmente sdoppiati al punto che l'emotività può arrivare a farsi sentire prepotentemente. La pittura è divenuta invece sempre più una ricerca per palati economicamente avvantaggiati, mentre la musica, anche quella più popolare, ha un potere ipnotico che ce la fa rimembrare per tanto tempo. Si può perciò affermare che l'arte è la compagna di chi non si accontenta della mera realtà. L'estetica è perciò una forma di conoscenza e in un mondo globalizzato ha capacità di essere compresa appieno a livello mondiale. La comprensione umana infatti supera ogni steccato e l'arte sa poeticizzare la vita. L'esperienza estetica rende inoltre la complessità più umana. Ogni vita, in fondo, può essere un'arte. Secondo Edgar Morin sarebbe auspicabile una riforma pedagogica che insegni ai futuri adulti l'importanza della conoscenza complessa. In fondo l'estetica è un momento per noi di comunione con gli altri nello standardizzarsi del nostro sussistere.
- STEFANO TADDEI
Edgar Morin
Sull’estetica
Raffaello Cortina Editore, pp. 125
Comments