Ha aperto il 24 gennaio a Milano ICA - Istituto per l’arte contemporanea, fondazione no-profit diretta da Alberto Salvadori. Il modello proposto è quello dell’Istitute of contemporary art di matrice anglosassone, né museo né galleria ma luogo di ricerca sulla realtà contemporanea.
L’attività della fondazione si propone infatti di portare avanti un programma espositivo che spazi dal ‘900 fino all’attualità con una vocazione interdisciplinare che cerca di soddisfare le aspettative e le richieste del pubblico tout court.
Collocato in un’area industriale - zona Ripamonti - l’istituto nasce in uno stabile industriale degli anni ’30 che si affaccia su un cortile condiviso con una famosa azienda di macchine per il gelato. Una facciata dismessa anticipa l’aspetto decadente dell’interno: cemento, mattoni a vista, vecchi infissi, il tutto lasciato tale ad accentuare il carattere underground dell’edificio. Lo spazio sembra dunque riqualificarsi grazie alla presenza delle opere d’arte inserendosi così a pieno titolo in quel processo che ha visto protagonista la stessa area in cui è situato. Il centro sorge infatti in prossimità della ormai consolidata Fondazione Prada creando una rete di istituzioni dedicate al contemporaneo capaci di rendere la periferia della città nuovo centro propulsivo per la cultura.
Ma quella tra le due istituzioni è una vicinanza che sembra essere perseguita dal nuovo Istituto per l’Arte Contemporanea non solo attraverso la posizione ma anche tramite alcune scelte stilistiche, come l’idea del riuso di uno stabile preesistente, la struttura giocata sui toni dei bianchi e dei grigi del cemento, più banalmente se vogliamo, con i fogli di sala che presentano un font e una grafica simili a quelli di Fondazione Prada. Una connessione dunque quella con il colosso di Prada direi non casuale ma piuttosto ricercata e messa in evidenza.
La sede ha inaugurato con la mostra collettiva Apologia della storia - The Historian’s Craft a cura di Alberto Salvadori e Luigi Fassi. Il titolo riprende l’omonimo libro dello storico francese Marc Bloch (1886 - 1944) iniziatore della fortunata scuola de Les Annales. Ad ispirare la mostra è il principio alla base della nuova ricerca storiografica proposta da Bloch, ovvero un’analisi scientifica attenta non solo agli “eventi” della storia ma anche alle psicologie collettive, agli uomini comuni e alla vita quotidiana. Animato da tale forte istanza umanistica, l’approccio di Bloch viene qui messo a confronto con la metodologia usata dagli artisti stessi che operano, appunto, tenendo di conto dell’uomo nella sua interezza. L’artista come storico per la sua lettura dell’essere umano ma anche per la convinzione, cara a Bloch e alla sua scuola, che una più consapevole conoscenza del passato possa permettere di affrontare meglio i problemi del presente. Si riuniscono dunque per l’occasione i lavori di dodici artisti internazionali che indagano le loro singole storie per comporre un’idea storia capace di aprire lo sguardo ad una riflessione critica sulla contemporaneità.
Apologia della storia è la prima di una serie di iniziative rivolte alla cultura contemporanea nel senso più ampio: cinema, performance, filosofia, musica, letteratura, progetti vari su cui potrete rimanere aggiornati consultando il loro sito. Merita sicuramente una segnalazione il progetto Gallery Focus dedicato alla storia delle più importanti gallerie italiane dagli anni ’50 ad oggi, un progetto che si propone di dare voce e memoria alle realtà che hanno spesso favorito l’ingresso in Italia di artisti poi affermatisi nel tempo. Il primo incontro, tenuto da Caterina Toschi, si terrà a Marzo e sarà dedicato alla Galleria Dell’Ariete e al suo ruolo cruciale nell’inserimento degli artisti americani promossi da Leo Castelli.
Titolo: Apologia della storia - The Historian’s Craft
Periodo: Dal 24 Gennaio 2019 a Venerdì 15 marzo 2019
Orario di apertura: giovedì/venerdì/sabato/domenica, 12-20
chiuso dal lunedì al mercoledì.
Dove: ICA MILANO
Via Orobia 26, 20139 Milano
Ingresso libero
- Giulia Zompa
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