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Zenon Mezinski, L’albero nella pittura, Einaudi, pp. 204

L’arte ha per tanto tempo cercato un rapporto mimetico con il dato naturale. Questo non poteva che riguardare anche l’albero.




Il dato mimetico pare scomparire all’inizio del XX secolo, dopo un successo plurisecolare che aveva raggiunto l’apice nel XIX secolo. L’artista non si rivolge più ad una pittura al naturale ma torna nel proprio studio. Questo libro propone un indagine sulla rappresentazione dell’albero che è anche una presa di coscienza dell’albero, del mistero che porta e del patrimonio per noi che rappresenta. Scorrono nel libro tanti autori e le loro rappresentazioni di tale tema. Quando l’artista lavora sull’albero in atelier l’arbusto diviene fenomeno di speculazioni esistenziali. Da soggetto pronto per essere dipinto verosimilmente a causa d’introspezione. Henri Matisse, sulla rappresentazione dell’albero, medita per costruire un suo generale linguaggio artistico. Georgia O’Keeffee in The Lawrence Tree ( 1929 ) sceglie un’angolatura insolita, sdraiata sotto un arbusto. Siamo davanti ad un’esaltazione messa in scena della pianta. Ansel Kiefer con Mann im wald (1971 ) lega le piante al complesso rapporto identitario con il popolo tedesco. Grazie a tecniche digitali David Hockney, in Bigger Trees near Warter ( 2007 ) apre nuove possibilità espressive per il noto soggetto. Molti altri autori contemporanei si rifanno all’albero e anche nella società c’è un sentore ecologista verso l’albero. Questo pone altri limiti alla rappresentazione arborea che aspettano solo di essere superati. ( Stefano Taddei )

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